VICTOR, IL BAMBINO SOLDATO
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VICTOR, IL BAMBINO SOLDATO

Stiamo celebrando la ventesima giornata contro l’uso dei bambini e bambine nei conflitti armati. L’Unicef stima che, negli ultimi anni, organizzazioni criminali come il Lord Resistance Army, nell’Africa orientale, abbia arruolato più di venticinquemila bambini e bambine con un’età media di nove e quindici anni. Qualche anno fa visitai  il centro di riabilitazione per i bambini soldato. Gli ex Bambini/e soldato spesso preferiscono non ricordare o evitano di rispondere ad alcune domande che per loro, forse, sono troppo imbarazzanti. Non entrano in molti dettagli, e invadere la loro sfera dei ricordi potrebbe essere  un’ulteriore violenza. Sanno che hanno perduto anni di vita che non potranno più recuperare. Ecco la testimonianza di uno di loro.

Victor è stato uno dei bambini soldato che ha partecipato al rapimento delle studentesse di una scuola  delle suore missionarie comboniane nel Nord Uganda. Oggi è già un giovane maturo.  E’ restio a parlare di sé. Soffre troppo, ma ci racconta qualche cosa :“Sono stato rapito a tredici anni, in quinta elementare e sono stato obbligato a stare nell’esercito dei ribelli di Kony per tanto tempo. Non so quanto tempo. So solo che sono stato forzato a fare cose contro la mia volontà. Mi hanno insegnato a drogarmi, a sparare e a uccidere.  Ricordo anche che soffrivo fame e sete, e che per mangiare dovevamo rubare nei villaggi. Ricordo, soprattutto, quando mi hanno obbligato a partecipare nella guerriglia la prima volta. Avevo tanta paura. Sparavo a casaccio sperando di non colpire nessuno. Come potevo fare la guerra e sparare contro la mia stessa gente? In quest’inferno aspettavo solo l’occasione per scappare. In uno scontro a fuoco con i soldati del governo tentai di fuggire, ma venni ferito a una gamba. Non potevo camminare e già pensavo che era arrivata la mia fine. Mi liberai delle armi e buttai via la munizioni. Venni raccolto da qualcuno del villaggio vicino e portato all’ospedale della missione. E mi salvai. Più tardi venni consegnato al centro per la riabilitazione per i bambini soldato. Poi, Padre Tarcisio, un missionario, mi ha portato nella scuola della missione e la mia vita è ricominciata. E sono rinato. Oggi vorrei conoscere quel qualcuno che mi ha incontrato, raccolto e salvato. A casa è rimasta  solamente mia madre. Mio padre e mio fratello sono stati uccisi”. Dopo un momento di silenzio, Victor volle aggiungere qualcosa al suo racconto. Disse: “Scrivi pure che io non avrei mai voluto uccidere. Scrivi anche che le mani degli uomini della tua tribù (= i bianchi) sono macchiate di sangue come le nostre. Loro vendono armi a tutti. Il loro denaro è macchiato di sangue. Ci vendono armi, inventano le guerre… e qui si uccidono tra fratelli”. Il volto di Victor è diventato triste. Sicuramente il suo cuore sanguina ancora per le sofferenze e per quello che ha vissuto.. E’ difficile dimenticare e perdonare. Io, che ascoltavo, provavo tanta rabbia contro gli uomini del male, che distruggono le famiglie e la vita di bambini e bambine; che causano masse di migranti e creano l’inferno nei campi di profughi. Ecco cosa è la guerra: riempire i cuori di odio, distruggere la libertà, devastare paesi e sporcare di sangue il volto del nostro mondo.

Teresino Serra

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