Il 24 marzo 2021 celebriamo la ventinovesima Giornata dei missionari martiri. E’ una data anche in memoria del 24 marzo 1980, giorno in cui mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, veniva assassinato durante la celebrazione della messa. Come Oscar Romero le missionarie ed i missionari sono sempre accanto ai popoli che vivono circostanze di martirio per condividere con essi il quotidiano in ogni situazione. Vivono col loro popolo per cercare la strada della Vita, non quella della morte!
LA PASQUA DI PADRE ANDRES: Era un giovane pieno di entusiasmo e con tanta voglia di vivere e servire la sua gente. I giovani gli volevano bene, ma anche gli anziani e i bambini. Aveva tempo per ognuno e una parola per tutti e tutte. Era stato ordinato sacerdote da pochi mesi e in breve tempo aveva conquistato tutti con la sua giovialità e spontaneità. Si chiamava Padre Andrés e aveva 33 anni. Il Vescovo, conoscendo il suo entusiasmo, lo mandò nel villaggio più lontano in una parrocchia povera e difficile da coordinare. P. Andrés si mise a lavoro immediatamente. Scoprì subito che molti ragazzi e giovani erano caduti nella trappola della droga. Lo scontro con i potenti e prepotenti non tardò ad arrivare e così pure le minacce. Le prediche di P. Andrés non piacevano ai narcos, ma lui non sembrava preoccuparsi tanto. Ogni missionario sa che difendere la verità e la giustizia spesso significa avere problemi, ostacoli, minacce e persecuzioni. Quella domenica delle palme P. Andrès parlò contro i narcotrafficanti che stavano terrorizzando la gente e rovinando la gioventù e le famiglie. Per P. Andrés era la prima settimana santa come sacerdote e missionario. Verso le sei di sera montò sulla sua moto per raggiungere un altro piccolo villaggio e celebrare la messa vespertina. Fu l’ultima volta che lo videro. Scomparve con suo zainetto, il messale, le ostie, il calice e la moto. Lo ritrovarono il venerdì santo crocifisso a un albero. Il popolo, il suo popolo, raccolse il corpo del loro pastore e lo pianse come un figlio piange la morte del proprio padre.
SEGUIRE CRISTO CON CORAGGIO: Insieme a P. Andres, masse numerose di seguaci di Cristo vengono crocifissi come Lui ogni anno. Lungo i secoli abbiamo visto cadere molti uomini valorosi, donne coraggiose e giovani amanti della vita e della giustizia: tutti, in diverse maniere e circostanze, furono profeti della verità. Tutti trovarono nella croce la ragione per lottare, “perdere la vita” e difendere la verità degli ultimi, degli indifesi. Tutti trovarono quella forza soprannaturale nell’uomo – Dio inchiodato sulla croce. Seguire Cristo è optare per il cammino più difficile, il cammino della croce, considerando normale e logica la possibilità reale di persecuzione, di calunnie, di imprigionamento e anche di condanna a morte.
LE LACRIME SILENZIOSE DELLA CHIESA: Gianni Valente, giornalista di Fides, scrive che la chiesa ogni anno piange i suoi martiri, ma non ha mai protestato per i suoi figli crocifissi come Cristo. Li ha sempre celebrati come vincitori, riconoscendo che sono consolati da Cristo nelle loro tribolazioni. Martiri e testimoni non si lamentano, non recriminano, non sono eroi in cerca di medaglie. In loro anche la pazienza e l’assenza di rancore verso chi li tormenta sono frutto di una fede forte che Cristo stesso dona a chi soffre portando il Suo nome. Doveroso dire anche che il martirio dei cristiani abbraccia pure coloro che non appartengono alla Chiesa, quelli che non conoscono il nome di Cristo e perfino i nemici. Ogni fratello o sorella è qualcuno per cui Cristo è morto e risorto. “La sofferenza dell’altro – ha scritto il Santo ortodosso Silvano del Monte Athos – è la mia sofferenza; e la terra sarà nuova quando le vittime si prenderanno cura dei loro assassini”.
P. Teresino Serra